Oggi è un grande giorno! Oggi dal Molise sono passato in Puglia, sesta e ultima regione che tocco in questo mio trekking lungo i passi del Cammino di Francesco. Nottata tranquilla, sapendo di aver davanti una tappa lunga, mi alzo presto e alle prime luci dell’alba esco da Pietracatella iniziando a scendere verso valle, tagliando le curve della strada grazie a facili tratti di tratturo. La giornata é magnifica, non una nube in cielo e questa prima parte in discesa scorre veloce fino a un tratto pianeggiante cui segue una prima salita sulla destra, che mi farà aggirare una montagna per giungere poi a valle nei pressi del fiume Tappino.
Sto salendo già da una buona mezz’ora, immerso nel cinguettio mattiniero degli uccellini, con bellissime visuali sui campi ai miei lati, quando di fronte a me sulla strada noto, a poche decine di metri 3 cuccioli di cane. Sembrano un incrocio, non riconosco la razza. Scappano subito in avanti, dopo poche curve sono scomparsi e mi ritrovo ancora solo. Nella mia mente in automatico parte un pensiero fisso: se ci sono dei cuccioli deve esserci una cagna e di solito non sono molto accoglienti verso gli estranei, quando hanno la prole vicina… Continuo a camminare, la stradina è ora in piano e proprio nel punto dove dovrei svoltare a destra in discesa chi trovo? Una bella cagnolona ringhiante a denti scoperti, che in mezzo al crocicchio non accenna a permettermi il passaggio. Tento di procedere, ma inizia ad avanzare e ad essere aggressiva! Non mi resta che scendere a destra nel campo e aggirare l’ostacolo riprendendo più sotto il sentiero che intanto si è trasformato in stradina. Scendendo incontro Raffaele, un simpatico pensionato che con la moglie sta salendo a curare il suo orto, quello che ho attraversato da poco. É simpatico e chiacchieriamo un po’ di zucchine, melanzane e passata di pomodoro! Ancora un po’ di discesa e poi con una comoda strada asfaltata senza auto di passaggio arrivo al ponte sul fiume Tappino.
Questo è un primo punto chiave per cui ieri sera il buon Mimí mi aveva allertato: meglio proseguire sulla statale stando attenti fino al Ponte dei 13 archi, perché da tempo il passaggio vicino al fiume è ostruito dalla vegetazione e in alcuni punti dall’acqua. In effetti già all’imbocco della traccia di sentiero c’è un muro di cespugli, erba e alberelli che mi portano subito a prendere la statale. In un paio di chilometri raggiungo uno svincolo dove girando a sinistra si lascia il Molise e si entra in Puglia, prendendo un pezzo ormai asfaltato di antico regio tratturo. Sono arrivato in Puglia, olè! Sulla mia sinistra ancora colline, a un certo punto un cementificio (pieno di cani liberi anche qui!) e avanti su una bella salitona che sale a sinistra fino a San Marco la Catola, primo paese pugliese che incontro sul mio cammino.
Sono le 10.30 e il caldo è già intenso, attraversando il paese una signora, Stella di nome e di fatto, mi chiama dal suo giardino e mi offre acqua per dissetarmi e rinfrescarmi. Grande la gente di Puglia! Raggiunta la sommità del paese, mi riposo un po’ all’ombra degli alberi davanti al cimitero. Donne che puliscono le strade si fermano in cerchio intorno a me e tra racconti di viaggio e risate mi ristoro e riparto per proseguire la mia giornata di cammino. Presa la strada per Sterparo Alto e passati alcuni bivii, giungo nei pressi di un agriturismo, L’Avellaneta. Mentre sto camminando sulla strada provinciale e sto per girare a sinistra e inoltrarmi in una pineta, un’auto solitaria si ferma e l’autista mi interpella. Scambio di battute e scopro di essere di fronte a un collega, una guida escursionistica di San Marco la Catola che è qui per un sopralluogo in preparazione di un’escursione! Massimo è molto simpatico, conosce bene questi territori, i Monti della Daunia, ultimo baluardo prima delle pianure del tavoliere pugliese. Facciamo un tratto insieme e mi consiglia di salire più in alto per prendere un sentiero in costa tra le conifere, perché un taglio subito a destra sotto la pineta è invaso di vegetazione da tempo.
Dopo un po’ ci lasciamo con una calorosa stretta di mano. Il percorso procede in costa all’ombra della pineta, con ogni tanto delle radure in cui incontro un paio di persone che colgono origano! Il terreno in alcuni tratti è parzialmente allagato perché Massimo mi ha spiegato che ci sono delle perdite dall’acquedotto che passa in zona. Nessun grosso problema, i punti più bagnato si aggirano facilmente. Entro quindi in una meravigliosa faggeta, un luogo davvero magico con un’atmosfera quasi ovattata in cui si procede silenziosi, i passi attutiti da muschi e il terreno molto morbido, a tratti un po’ fangoso. Sono fortunato a trovarmi nelle ore centrali più calde in questi boschi, così procedo e, passata a sinistra la deviazione per una fonte (Pila di Sant’Onofrio), mi ritrovo sulla strada provinciale, dove sulla sinistra tra l’erba c’è un piccolo tabernacolo.
Sosto e mi riposo un po’ all’ombra riprendendo poi il percorso, che da qui diventa ostico per la presenza di molta vegetazione (in particolare rovi!) che ostruiscono il passaggio. Sono 2 chilometri da pantaloni lunghi e tanta pazienza! Si raggiunge poi un tratto più libero per scendere quindi su un stradina bianca abbastanza sassosa. E dopo un po’ che si scende c’è un nuovo punto critico, perché il bivio che si dovrebbe trovare a destra su una curva è talmente invaso di vegetazione che al primo passaggio non lo vedo. Resomi conto di non essere più sul percorso giusto e di essere sceso troppo sulla stradina sassosa, risalgo e individuo la deviazione, segnata da una pietra con freccia gialla nascosta dall’erba. Costruisco un omino di pietre in corrispondenza del bivio e traccio a terra una freccia per aiutare i due pellegrini che domani mi seguiranno (essendosi loro fermati oggi probabilmente a San Marco la Catola). Con non poca difficoltà, ma tanta voglia di proseguire, riesco a risalire lungo la traccia di sentiero che dopo un po’ riscende per finalmente uscire dal bosco costeggiando dei campi. Ho voluto questa volta dedicare un po’ di tempo per documentare fotograficamente questi tratti, con il solo obiettivo di dimostrare che non invento nulla, senza attribuire ovviamente responsabilità a nessuno, men che meno a chi per primo individuò questo cammino.
Semplicemente oggi la situazione è questa e il passaggio è arduo, anche se non impossibile. In ogni caso, come in tutte le belle favole, dopo i momenti di buio e difficoltà c’è sempre la luce e la vista che si gode all’uscita del bosco è meravigliosa. All’orizzonte il mare e le isole Tremiti!
Da qui costeggiando i campi su tracce di tratturi si passa un rigagnolo e per una stradina asfaltata si risale la collina su cui si trova Castelnuovo della Daunia, in cui mi accoglie il buon Padre Francesco e la sua perpetua Angela. Cena pugliese e tante risate mi rinfrancano da una giornata intensa in cui son volato, spinto dal vento e attirato dal profumo del mare. E domani si continua, iniziando ad attraversare la Capitanata. Il Gargano si avvicina! Vi abbraccio e sempre avanti!
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