Contate fino a 128, forza, ad alta voce, quasi urlando: ein, zwei, drei e cercate di immedesimarvi in un momento lungo e brevissimo in cui la vita di 128 donne, bambini di pochi mesi (!) e anziani svanì sotto i colpi inesorabili delle mitragliatrici naziste. Era il 21 novembre 1943 e a Pietransieri, in località Limmari, si compì uno dei più truci e meno noti eccidi tedeschi, perpetrati contro la popolazione civile di un paesino vissuto per centinaia d’anni con i tempi lenti della pastorizia e dei riti della transumanza, ma in quei giorni diventato uno dei capisaldi sulla linea difensiva Gustav dopo lo sbarco degli Alleati a Salerno.
Arrivo al sacrario dove sono seppelliti i resti di queste persone trucidate per esser sospettate di aiutare i partigiani locali dopo esser partito di buon mattino da Pescocostanzo. Scelgo, su consiglio di Giuseppe, può essere molto abbondante e presto mi rendo conto che ci sarà da penare. La traccia spesso scompare e in molti punti il sentiero è cancellato dalla vegetazione. Arrivato con una certa fatica a Pian del Re (così chiamato in ricordo di un passaggio di Vittorio Emanuele, che nella vicina Rivisondoli si recò per una vacanza) l’unica è riderci su: l’erba è cosi alta che in alcuni punti spunta solo la mia testa! Immaginate come si possa seguire un sentiero!
Riesco a raggiungere il bosco, lo costeggio ed a intuito ritrovo ben più sotto il sentiero, che ora evidente e pulito mi porta giù a Pietransieri. Leggo i nomi sulle lapidi, Irma, Raffaele, Elvira, Alfredo, Sabina, nomi antichi e nomi ancora oggi comuni, provo a immaginarne i volti, ma non riesco proprio a giustificare la guerra e la violenza di allora come di oggi. Perché quello che abbiamo subito noi italiani oggi lo subiscono altri, troppi popoli ancora in questo mondo. Riparto e velocemente raggiungo via strada Ateleta, dove sosto per far asciugare un po’ calze e scarpe. Il sole è caldo, ma c’è una bella brezza, quasi un venticello lieve che mi seguirà nel resto della giornata che prosegue tranquilla lungo strada asfaltata fino a S.Pietro Avellana, altro paese completamente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, oggi legato al poco turismo e al commercio del tartufo che si raccoglie nelle tartufaie diffuse nei boschi intorno.
Il bello è che dopo Ateleta sono entrato in Molise, la quinta Regione che incontro dall’inizio di questo mio trekking sul Cammino di Francesco! Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo e ora Molise. E tra un po’ di giorni finalmente la Puglia! La strada è ancora lunga, mi fermo stasera nell’ostello comunale fuori dal paese, nei pressi dello scalo ferroviario. Una gentilissima Serena mi offre pasta e insalata, felice come un pascià vado a letto perché domani la tappa sarà lunga.
Vi porto tutti nel cuore, sempre avanti!
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