Oggi è stata davvero una prova! Di quelle giornate in cui devi davvero riuscire a non mollare e andare avanti nonostante le difficoltà. L’inizio è subito su un tratturo, che consisteva un tempo in un tracciato che arrivava a misurare nei punti più ampi 111,6 metri (un multiplo dell’antica unità di misura napoletana, il braccio) e in quelli più piccoli, tratturelli, 32 o 12-18 metri. Erano i percorsi che servivano alla transumanza, per spostare in autunno e tarda primavera milioni di capi di bestiame (soprattutto ovini e bovini) dagli altipiani dell’Abruzzo alle pianure della Puglia e viceversa. Un fenomeno iniziato ai tempi dei romani e proseguito fino a inizio/metà del Novecento con tradizioni, usi e costumi che hanno legato questa parte d’Italia e le sue genti. Il punto è proprio questo, ormai da molti decenni non vengono quasi più usati, sia per la riduzione della pastorizia a favore all’agricoltura, sia per l’uso di spostare via camion i pochi capi rimasti. Questi antichi percorsi sono ormai quasi ovunque invasi da vegetazione o da vere e proprie aree boschive. Individuarli è difficile e l’itinerario di oggi prevedeva di utilizzare parte dell’antico tratturo Celano-Foggia.
Nella prima parte della mattina la situazione è abbastanza gestibile, i soliti rovi ed erba alta in molti punti, anche se spesso la vegetazione, complice forse anche le forti piogge degli ultimi mesi, è così fitta che mi obbliga a delle deviazioni per riuscire a progredire nella giusta direzione. Arrivo finalmente a Carovilli e parlo con il parroco, lontano parente del mitico pilota Manuel Fangio, che mi parla della sua volontà di chiedere il permesso al Demanio di organizzare volontari per fare manutenzione. Mentre sto uscendo dal paese, mi riconosce e mi ferma Avio del B&B La Dimora del Sergente, amico di Angela. Mi racconta che in sette comuni si sono associati (Assomab) e dovrebbero fare manutenzione, ma “si son mangiati 2,5 milioni di Euro di fondi europei, siamo anche in una riserva naturale, ma sentieri e tratturi sono in condizioni pietose, praticamente impraticabili! E spesso andiamo io e amici a pulirli”. Una volta la pastorizia di fatto teneva puliti e percorribili questi percorsi, oggi la montagna è praticamente abbandonata e la vegetazione si sviluppa coprendo tutto. Da Carovilli proseguo e la situazione peggiora invece di migliorare! Impiego cinque ore per riuscire a raggiungere Pescolanciano via tratturi o quello che ne resta! Senza bussola, mappe e GPS sarebbe stato impossibile, con chilometri ricoperti da vegetazione ed invasi dai rovi. La parte affascinante è che in molti punti passo vicino ai resti delle antiche strade e fortificazioni sannite, insomma diciamo che mi sono sentito un po’ Indiana Jones, ma sconsiglio vivamente chi non ha competenze professionali e capacità avanzate di orientamento di avventurarsi su questo itinerario tra Carovilli e Pescolanciano.
Da lì, dopo essere anche stato preso in giro da un gruppo di anziani, che sostenevano come in quel tratto non ci passi quasi più nessuno da anni – la strada è così comoda, dicono in dialetto ridendo! – riparto su asfalto, raggiungo in poco tempo il valico di Totila e poi, scendendo verso Sessano del Molise, prendo una deviazione che accorcia la strada in cambio di un po’ di rovi ancora, portandomi a passare a casa di Maria, 76 anni, minuta, occhi che ridono e badano a 3 galline “prima che se le rubi la volpe“. Mani callose che cuciono veloci e stringono le mie graffiate dai rovi augurandomi buon viaggio.
Dopo altri 7 chilometri (in totale oggi son più di 40!) arrivo finalmente a Carpinone dove mi accoglie un’altra signora Maria. La sua casa è bella e semplice, ci voleva un po’ di calore umano dopo questa giornata di trekking sui passi del Cammino si Francesco davvero intensa. Ce l’abbiamo fatta, domani tappa più tranquilla, promesso!
Sempre avanti!
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