La sicurezza personale e quella del gruppo di cui sei responsabile deve sempre essere la priorità. Questo ho imparato in anni di montagna, corsi CAI e corso professionale AIGAE. In Passicreativi ci crediamo molto e solo dopo la sicurezza cerchiamo sempre di favorire il benessere, l’allegria ed i momenti di apprendimento. Per questo oggi in questa nuova tappa del mio trekking sul Cammino di Francesco ho dovuto fare delle scelte alternative rispetto al percorso prestabilito, prediligendo un itinerario tecnicamente più semplice, più lungo e faticoso, ma sicuro. E questo perché, come previsto, questa mattina continuava a piovere e la prospettiva era che fosse così tutto il giorno. Parto quindi in assetto da bagnato cioè pantaloni lunghi e guscio impermeabile con cappuccio. Una curiosità che non vi ho mai detto: da quando sono partito indosso ogni giorno una canottiera di lana leggera e sopra la maglietta tecnica. Ad alcuni sembrerà strano, visto il caldo, l’uso della lana, ma vi assicuro che è un metodo antico molto efficace che utilizzo da sempre: assorbe il sudore mantenendo la schiena asciutta e agisce da termoregolatore, pensate a come si veste chi vive nei deserti Nello zaino tutto é racchiuso in sacchetti di plastica sigillati divisi a loro volta in sacche per tipologia (vestiti, cibo, pronto soccorso etc) e sullo zaino posiziono un coprizaino impermeabile come ulteriore protezione.
La giornata scorre al ritmo della pioggia sul cappuccio, contrastata dallo scalpiccio delle scarpe sulla strada. Ho optato infatti per aumentare le parti su asfalto e ridurre quelle su tratturo, troppo fangose ed in alcuni casi di difficile individuazione. Quando piove è infatti possibile camminare e progredire, dipende però dalla tipologia di terreno su cui ci si muove e dall’intensità dell’acqua, oltre che dall’attrezzatura in dotazione. Passano le ore ed alla pioggia si aggiunge il vento, i piedi iniziano a esser bagnati e come ormai spesso accade, non incontro quasi nessuno, complice anche il brutto tempo che scoraggia le uscite!
Intorno alle 12 raggiungo il fiume Biferno, passando sul Ponte dei Tre Archi: è tanta la furia delle acque e il livello cosi alto da lambire quasi la fine dei piloni. Mi sovviene il ricordo di quando vent’anni fa più o meno in questi giorni fui coinvolto in una alluvione in Val di Rhemes (Valle d’Aosta). Non solo non si scherza con il fuoco, anche all’acqua bisogna portare molto rispetto!
Alle 13 sono finalmente a Santo Stefano, poche case di agricoltori, continua a piovere, vorrei fermarmi per poter strizzare un po’ le calze e riposarmi, ma non c’è una tettoia o un riparo. Uscendo passo vicino al piccolo cimitero, devio e trovo un piccolo riparo sotto il tettuccio di una tomba! Quando cammini si riduce tutto ai bisogni primari, non ci sono più chiacchiere e sofismi! Mangio, bevo e un po’ più asciutto riparto e dopo poco finalmente smette di piovere. Sono ormai in vista del mio obiettivo quotidiano, Ripalimosani, paese sannita che trovo in festa per una sagra estiva!
Accolto in un ostello dove sono ospitati un gruppo di ragazzi afgani, facciamo subito conoscenza perché per caso trovo in terra una carta d’identità di un certo Ali. Per noi un documento quasi non ha valore, lo diamo spesso per scontato, se lo perdiamo basta andare in Comune e rifarlo. Per ragazzi come Ali non è così, è una porta verso un futuro migliore, una speranza di vita! Forza, domani ancora Molise e poi… forse forse… lunedì si arriva in Puglia! Vi abbraccio forte, sempre avanti!
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