Approfittando del bel tempo, fuggiamo dalla città per andare a fare una bella ciaspolata! Risalita la Val Camonica fin dopo Edolo, poco prima di arrivare a Ponte di Legno, si trovano le indicazioni per la Val Canè, suggestiva e appartata pur trovandosi di fronte alle piste da sci dell’Adamello. Seguita la strada fino all’ultimo parcheggio di Canè (1520 m), ci arrendiamo all’evidenza di non poter calzare le ciaspole fin da subito: solo 10 giorni fa era possibile farlo ma qualche giornata tiepida fuori stagione, unite alla scarsità di neve dell’inverno in corso, hanno fatto strage della preziosa coltre bianca.
Zaino in spalla, cominciamo a seguire la strada lastricata che si snoda sulla sinistra idrografica della valle (segnavia 65, a volte indicato 165 su segnaletica vecchia). Il sole splende in cielo ed ogni tanto qualche tratto ricoperto di neve trasformatasi in ghiaccio impone attenzione. Raggiungiamo la località Cortebona (1770 m) mentre le chiazze di neve si fanno sempre più ampie, sebbene sotto i nostri piedi rimanga sempre pochina: poco importa, il paesaggio è bellissimo, le cime innevate ci guardano dall’alto e nulla turba la gioia di essere qui.
Dopo questa prima parte di cammino in moderata salita, arriviamo al Plazzo delle Casere (1950 m), dove la valle si apre in un grande pianoro attraversato dal torrente ora gelato e che finalmente ci regala un manto nevoso continuo e immacolato.
Come dice il nome, questo pianoro era un pascolo sede di malghe. Ora è molto meno utilizzato: camminando si notano tanti piccoli larici che stanno riconquistando spazi una volta sottratti dall’uomo a favore dei pascoli.
Giunti quasi alla fine del pianoro, attraversiamo un ponticello e seguiamo il sentiero, che ora si fa ripido, lungo il fianco della montagna. Dopo circa mezz’ora di salita, eccoci arrivare al Bivacco Casera di Valzaroten (2208 m), una confortevole baita in pietra dotata di cinque letti, tavoli con panche, stufa a legna e cucina a gas. Insomma un albergo a 5 stelle per chi, come noi, di solito dorme in tenda o nei bivacchi “veri“.
Ci alleggeriamo di quanto servirà per la notte, pranziamo, quindi proseguiamo per la meta finale della giornata, i laghetti di Pietrarossa, che naturalmente ora saranno completamente ricoperti di neve. Seguiamo il tracciato estivo salendo pendii innevati mai troppo ripidi. Qui ad inizio estate pascolano branchi di stambecchi e famiglie di marmotte corrono felici. Ora i primi sono a quote più basse e le seconde ronfano nelle tane sotto la neve. Quindi noi siamo gli unici viventi a passare di qui e camminiamo piano per non svegliare le marmotte 🙂
Risaliamo un canalino piuttosto ripido e dopo un altro tratto di salita più dolce sbuchiamo nella depressione che ospita i laghi di Pietrarossa (2590 m), detti anche di Val Canè. E’ l’ora che si approssima al tramonto, tutto è ricoperto dal manto bianco e i raggi del sole pennellano di luce dorata le cime delle montagne.
Ritorniamo al bivacco, ci prepariamo per la notte e iniziamo a cucinare la cena, mentre il fuoco scoppietta allegramente nella stufa. Il menu prevede pizzoccheri alla valtellinese. D’accordo, quelli della busta, nulla a che vedere con quelli veri, ma la fame è tanta e tutto sommato il risultato non è male. Si cena a lume di candela mentre fuori il buio è completo ed il cielo è trapuntato di milioni di stelle.
Descrivere cosa sia la montagna di notte a chi non ci è mai stato, cosa sia un cielo stellato non inquinato dalle luci della città a chi non l’ha mai visto, non è possibile. Si può solo dire che sono esperienze che tutti dovrebbero fare almeno una volta, per riunirsi alla Natura di cui facciamo parte.
La notte passa tranquilla e calda, grazie ai nostri super sacchi a pelo: nel bivacco ci sono 4-5 coperte, insufficienti in questo periodo! La mattina dopo ci svegliamo con calma, facciamo foto, colazione, rassettiamo la nostra casetta, ripristiniamo la legna all’interno e cominciamo a scendere. Come previsto il tempo è meno bello di ieri, nubi sottili velano il sole senza però fargli perdere del tutto la sua forza.
Ritornati nel Plazzo delle Casere, facciamo una deviazione per andare a vedere la ex cava di marmo, curioso accidente geologico ora non più sfruttata, accanto al quale è presente un osservatorio avi-faunistico. Per pendii nevosi ridiscendiamo puntando verso l’agriturismo Val Canè e da qui continuiamo a scendere fino a località Case Salina. Da qui, anziché scendere direttamente a Canè, proseguiamo per la località Premia e da qui, percorrendo la mulattiera Premia-Canè ora in ristrutturazione, arriviamo infine al parcheggio.
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