Quando una finestra di bel tempo si apre, bisogna buttarsi a pesce! Così, lette le previsioni che promettevano due giorni di bel tempo in questa fase di primavera piuttosto perturbata, decidiamo di salire in montagna: meta è il Bivacco Tzan, sopra Torgnon in Valtournanche e, per il secondo giorno, la Cima Bianca. Così chiamata per le sue poco frequenti (in Val d’Aosta) rocce calcaree, ma in questo periodo resa ancora più bianca dalla coltre di neve che la circonda. Fino all’ultimo eravamo indecisi se fossero più utili le ciaspole od i ramponi, tantochè nel bagagliaio avevamo entrambi, ma giunti ad Etirol, frazioncina di Torgnon dove si lascia l’auto, e guardatoci intorno, abbiamo decisamente optato per questi ultimi. In effetti la montagna è suddivisa a fasce distinte: le zone più basse, in cui fiori, erba verde e germogli hanno preso il sopravvento, i pascoli di media montagna, da poco liberati dalla coltre bianca, sono grandi distese di fieno schiacciato, mentre sopra i 2200 metri circa la neve è ancora padrona incontrastata.
Il percorso alterna un primo tratto nel bosco piuttosto ripido, ad uno che si addolcisce, prima di sbucare in un pianoro, dove si trova un piccolo invaso in cui, nella bella stagione, è possibile pescare. Qui il sentiero si fa strada sterrata e prosegue in moderata salita fino all’Alpe Chateau, una bella struttura con una grande stalla, il locale per la lavorazione del latte e la casa, tutto di recentissima sistemazione. Poco più sotto si trova l’antico Chateau, ormai ridotto alle sole mura perimetrali. Come racconta il cartello lungo il sentiero, non era un alpeggio bensì una locanda posta sull’antico sentiero che da Torgnon, attraverso la Finestra di Tzan e la Valpelline, portava in Svizzera. Proseguiamo ancora fino a trovare un ponte sulla nostra destra e, a sinistra, l’indicazione per il Bivacco Tzan. Ora il sentiero torna ripido ma senza diventare troppo impegnativo.
La bella giornata di sole ci fa godere ancora di più i bellissimi panorami e, verso le 13, arriviamo al Bivacco.
Il sole è caldo ma qui tira un vento gagliardo! Entriamo al caldo per mangiare e facciamo la conoscenza di due amici che ci fanno trovare la stufa accesa: bisogna dire che non dispiace! Dopo mangiato ci accompagnano sul primo tratto per salire alla Cima Bianca. Per chi non è mai venuto non è facilissimo individuare l’attacco, specialmente quando la neve ricopre tutto. Alle spalle del bivacco, dopo un brevissimo tratto in piano, bisogna risalire un canale molto ripido, rimanendo alla sinistra di una fascia di rocce scure e guadagnando circa 50 metri di dislivello. Si sbuca così in un grande pianoro, che bisogna attraversare per proseguire verso la cima.
La sera arriva presto: si preparano gli zaini, i letti, la cena: il tramonto ci coglie con il risotto nella pentola, facciamo in tempo a salutare le prime stelle e poi ci infiliamo nel sacco a pelo, pervasi da quel senso di sazietà che nulla ha a che fare con lo stomaco.
La mattina è frizzante, il termometro segna 5 gradi sottozero e la neve crocchia come la crosta della crema catalana. Risaliamo il canale già percorso ieri e attraversiamo il vasto pianoro innevato. Una lunga cresta chiude come un sipario la valle: la nostra meta è la Cima Bianca, 3008 m, l’ultima a destra e la più elevata. Dopo aver attraversato il pianoro ci portiamo verso la cresta salendo trasversalmente il fianco della montagna e seguendo il dosso formato da due serie di rocce scure poste in successione. La neve tiene bene, anche se in alcuni tratti è tanta e si affonda un po’. Una volta raggiunta la cresta, cominciamo a seguirla, rimanendo prevalentemente sul versante Nord, opposto a quello da cui siamo venuti. Sempre scendendo alcuni metri sul versante Nord, superiamo un grande contrafforte roccioso che sembra voler sbarrare la strada.
Quando si giunge sulla cresta non bisogna dimenticarsi di voltare lo sguardo, perché come a premiare gli sforzi compiuti, da una quinta di montagne antistanti appare Lui, Sua Maestà Matterhorn, il Grande Cervino.
La meta è ormai vicina e gli ultimi passi ci portano in cima. Il panorama è di quelli che non si dimenticano facilmente. Montagne già belle di per sé che ricoperte di neve si ammantano di fascino ulteriore, cielo azzurro e nuvole bianche sfilacciate sopra di noi ed ampie come stagni ai nostri piedi. Scattiamo le foto ricordo e poi cominciamo la discesa senza indugiare: il tempo sembra in evoluzione e non vogliamo farci cogliere dalle nubi in tratti critici.
Scesi al Bivacco le nubi si fanno incombenti, riprendiamo quanto lasciato, c’è tempo per una foto ricordo, e poi riprendiamo a scendere.
Come spesso accade, calati alle “basse quote”, il tempo cambia e le nubi lasciano spazio ad un po’ di sole. Noi ringraziamo delle belle esperienze vissute e speriamo di tornare presto ad andar per monti!!
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